Il parere di un sociologo che studia il fenomeno da oltre 50 anni.
Come difendersi dai femminicidi
È quasi mezzo secolo che studio il fenomeno del femminicidio, mosso dal desiderio di scoprirne la causa e di conseguenza porre fine al fenomeno. Da qualche anno ho individuato uno strumento che permetterebbe a molte donne di evitare di mettersi con uomini potenziali killer. Infatti, l’uomo che potrebbe uccidere la sua compagna è facilmente riconoscibile da alcune caratteristiche comportamentali. Molte donne e anche molti uomini confondono l’attrazione con l’innamoramento e quest’ultimo con l’amore. L’attrazione è qualcosa che ci lascia liberi e che ci rende felici. L’innamoramento invece è un fenomeno che ci lega ad una persona per la quale sviluppiamo una dipendenza. L’innamorato è un detenuto le cui manette appartengono alla persona di cui è innamorato. L’amore invece è un altra cosa. L’amore è l’altra faccia della libertà. Per amare bisogna essere padroni della propria mente, dei pensieri che contiene. La libertà non è fare questo o quello, ma avere il tranquillo controllo dei pensieri che popolano la nostra mente. Una persona libera mentalmente non toglierà mai la vita e la libertà ad un altro essere umano. Ma come si fa a riconoscere una persona veramente libera e quindi non pericolosa? Solo una persona libera può riconoscere una persona non libera e quindi non pericolosa. Il meccanismo che fin da piccoli ci trasforma in esseri non liberi si chiama repressione. Quando ci sentiamo dominati dal pericolo perdiamo il controllo della nostra mente e delle nostre azioni e della nostra salute. Vedere il pericolo è molto utile, mentre essere dominati dal pericolo è una catastrofe. Se i vigili del fuoco fossero terrorizzati dal fuoco invece di spegnere gli incendi li farebbero dilagare.
Paolo Mario Buttiglieri, sociologo
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