Aileen Wuornos venne alla luce nel 1956 a Rochester in un sobborgo a nord di Detroit, nella Contea di Oakland nel Michighan, nel giorno più asimmetrico del calendario, il 29 febbraio.
Secondogenita della coppia formata da Diane Wournos e Leo Dale Pittman giunse al mondo un anno dopo la nascita del fratello Keith.
Il padre e la madre erano due ragazzi e si separarono qualche settimana prima della nascita di Aileen. Diane sedicenne, bella e inquieta, affamata di libertà e Leo schizofrenico, scosso dalla violenza di pulsioni irrefrenabili: due così non potevano crescere figli tanto meno mostrargli che esista qualcosa oltre la miseria della marginalità.
Leo Dale Pittman, qualche anno dopo il divorzio venne condannato per abuso su minori ed il suo cadavere fu ritrovato appeso in cella: il collo cinto da lenzuola e lo sguardo fisso della morte. Nessuna certezza circa la volontarietà del gesto; Leo era un pedofilo condannato dalla giustizia e dalle leggi del carcere.
Diane, incapace di assumersi l’onere della crescita dei bambini rinunciò alla patria potestà e li diede in adozione ai genitori. La voglia di avventura incendiava la sua giovane età e non a riuscì fermarsi lì, ancorata ai bambini, alle loro vulnerabilità, al sacrificio della maternità: abbandonò tutto e partì in cerca di qualcosa che valesse la pena d’essere vissuto.
Aileen Britta e Lauri Jacob Wuornos accolsero i nipoti nella loro casa ma non gli risparmiarono nessun abominio, li accompagnarono giorno dopo giorno in una inesorabile discesa all’inferno.
Aileen anestetizzata dall’indifferenza e dalla brutalità dell’ambiente familiare iniziò a prostituirsi e, fin dall’età di undici anni, ad avere rapporti sessuali con il fratello.
Fu stigmatizzata ed esclusa dalla comunità. Non riuscendo a stabilire relazioni sincere e disinteressate con i coetanei finì per confondere la disponibilità sessuale con l’affettività e si concesse senza remore a chiunque le promettesse denaro o favori.
Il suo comportamento sfrontato e disinibito contribuì a macchiarle la reputazione ed a relegarla ai margini della collettività, giudicata da tutti come una reietta. In una società bigotta quanto ipocrita, Aileen venne condannata quanto occultamente sfruttata.
A quattordici anni rimase incinta, la promiscuità della sua condotta non permise di stabilire la paternità del bambino e i nonni la obbligarono a nascondere la gravidanza stabilendosi presso una struttura per ragazze madri dove vivere in segretezza la maternità. Aileen dopo il parto acconsentì all’adozione del figlio. Nella società bigotta e puritana dell’epoca concepire prole fuori dal matrimonio rappresentava una vergogna che sporcava la reputazione dell’intera famiglia.
Morì la nonna e la madre si fece avanti con l’intento di riprendere i figli con sé, convinta che fosse stato Lauri a causare la morte della consorte.
Dalla scoperta della verità Aileen qualcosa cambiò per sempre per lei. Non tollerò più l’autorità dei nonni e non riconobbe la figura della madre esacerbando nei loro confronti le reazioni di un carattere ribelle ed aggressivo. In seguito a furiose litigate fu cacciata di casa. Aileen a quindici anni si trovò in mezzo alla strada, sola e senza mezzi per sostenersi.
Dopo le prime settimane trascorse nei paraggi dell’abitazione dei nonni iniziò a spostarsi facendo l’autostop e mantenendosi come riusciva, spesso prostituendosi.
Nel 1974 venne arrestata durante una notte di bagordi mentre guidava completamente ubriaca e sparava dall’auto in corsa con una pistola calibro 22.
Una vita sregolata spesso ai margini della legalità le aprì le porte del carcere diverse volte.
Ad appena vent’anni conobbe un uomo facoltoso, Lewis Gratz Feld, di quarant’anni più grande di lei che le propose di sposarlo.
Aileen e Lewis convolarono a nozze. Le difficoltà di una relazione assolutamente impari sotto moltissimi punti di vista si presentarono immediatamente e, a poche settimane dal fatidico “sì”, emersero inconciliabili differenze caratteriali. Lewis chiese ed ottenne il divorzio e la restrizione di avvicinamento della ex consorte.
Nel frattempo il fratello di Aileen morì di cancro e lei, quale unica beneficiaria della polizza vita di Keith, riscosse il premio di diecimila dollari che spese in droghe, alcol e nottatacce.
A trent’anni, in una delle tante sere dannate, Aileen decise di trascorrere qualche ora in un locale gay, noto da tempo e vicino al suo ultimo appuntamento di lavoro.
Entrò nel locale pestando con forza i tacchi sul pavimento, quasi a scheggiare le assi consunte, quasi a lasciare l’impronta dei passi. Con uno scatto del capo spostò la chioma di lato e lanciò una rete di sguardi in tutto il locale, arrivando a stendere le sue trappole nei posti più isolati e nascosti con il preciso intento di attrarre l’attenzione dei presenti. Le piaceva farsi notare, accendere un interesse, un’emozione, qualcosa che la sottraesse all’indifferenza della gente perché non poteva sopportare l’invisibilità.
Quella sera, come ogni sera, si portava sulle spalle una lunga giornata di lavoro e per Aileen la fatica di guadagnarsi una manciata di dollari non si lavava via con una doccia, era qualcosa restava nei muscoli e sullo stomaco ed in definitiva continuava portarsi dietro, qualunque cosa facesse, come una seconda pelle.
Giunta al bancone si fermò accanto ad una ragazzina dai capelli color carota, il viso candido e un caos di lentiggini sul naso. La ragazza sghignazzava e scambiava battute con il barista, irradiava attorno a sé la leggerezza di momenti senza peso, la libertà senza passato di chi ha scelto di abbandonare tutto e non portarsi dietro niente. Aileen fu raggiunta per la prima volta da un’emozione che era l’esatto opposto del malessere che la ancorava alla vita, un contrappeso alla rabbia, a quello schifo che di gusto che le dava l’esistenza.
Aileen ordinò da bere e ascoltò con finta indifferenza lo scambiò di battute fra la ragazzina e il barista, poi si buttò nella mischia, con il suo modo di fare diretto senza mediazioni. Offrì un bicchiere alla ragazzina ed iniziò a provocarla. Con stupore, quel cerino dalla chioma rossa, non reagì con malizia né con fastidio ma la ricambiò con un sorriso sincero.
Aileen accolse quel gesto di pace e ricambiò con tutto il sentimento che un cuore incapace poteva regalare. Seguirono quattro anni di relazione intensa, un amore ricco di passione e di follia fino al giorno in cui Aileen si spinse oltre. Il bisogno di denaro, la costrinse ad intensificare il lavoro ed a tornare a procacciarsi clienti sulla strada. Il punto di rottura avvenne la notte in cui fu abbordata da Richard Mallory. Probabilmente qualcosa andò storto, lui la aggredì, si impose con prepotenza e forse tentò di abusarla. Aileen, incapace di controllarsi non seppe trattenersi e gli sparò.
Quella stessa notte rientrò a casa con l’auto del cliente e confessò a Tyria di averlo ucciso per difendersi da una aggressione sessuale. Tyria capì che Aileen aveva superato l’ennesimo limite in una vita già fuori controllo. Nello stesso anno commise altri sei omicidi. La polizia si mise sulle tracce di quello che si delineava come un serial killer per la ripetitività delle azioni criminali ed il modus operandi. Aileen fu arrestata ad un raduno di motociclisti per detenzione abusiva d’armi e, con la complicità della compagna Tyria, la polizia riuscì ad estorcerle una piena confessione. Tyria barattò la sua libertà in cambio di una ammissione, da parte della Wournos, delle proprie responsabilità. Aileen fiutò il tradimento ma decise di procedere ammettendo le proprie colpe. Fu giustiziata con iniezione letale il 9 ottobre 2002.