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Le dichiarazioni di Paolo Grimoldi, Patto per il Nord, sul Ponte sullo Stretto: “La più grande rapina politica di un Ministro del Nord”

Dopo la notizia di ieri, sull’approvazione da parte del Governo, per la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina, il mondo della Politica è particolarmente in fermento, accanto a quello della società civile, dei geologi e degli imprenditori italiani.

L’infrastruttura, secondo il Ministro Salvini, sarà completata tra il 2032 e il 2033, con un investimento è di 13 miliardi e mezzo. (Nel corso degli ultimi 20 anni, non sappiamo però, quanti miliardi siano già stati spesi per studi, ricerche e commissioni varie e quanto si dovrà pagare di penale, se eventualmente, l’operazione non venisse mai realizzata).

Non ci sono solo gli attivisti No Ponte, l’ex Sindaco di Messina o il geologo Mario Tozzi, ad essere contrari al mastodontico progetto del quale si parla da oltre 70 anni, perchè le fragorose critiche arrivano anche da una parte della Politica non necessariamente all’opposizione partitica, che non ne riscontra orgoglio nazionale dal punto di vista ingegneristico ma un grande rischio economico e geologico.

Paolo Grimoldi, del Patto per il Nord, dichiara a caldo, ciò che da tempo dice con il suo movimento, (nato da poco ma che riscontra già un notevole successo e non solo al Nord,) con molta preoccupazione per le tasche dei cittadini: l’insostenibilità del Ponte.

In Sicilia, i treni non funzionano, manca l’acqua, la messa in sicurezza del territorio, mancano i porti commerciali e soprattuto, non ci sono soldi per Scuole, Ospedali e doppi binari. Il Ponte sullo stretto di Messina, è un’opera che non piace e non interessa neppure a tutti i calabresi e i siciliani, è la più grande rapina politica di un Ministro del Nord, ai danni dei contribuenti del Nord: Salvini depreda gli stessi elettori che lo hanno votato per il federalismo e l’autonomia delle Regioni del Nord, ma che hanno ricevuto in cambio i pieni poteri a Roma capitale e il Ponte sullo Stretto”.

Prosegue Paolo Grimoldi, come un fiume in piena: “Abbiamo sentito tante chiacchiere al vento. Il Ministro Salvini prima ha detto che i cantieri sarebbero partiti entro l’estate, oggi ha già spostato la data a ottobre, ma tutti sanno che, eventualmente, sarà forse per il taglio del nastro.

Solo per l’allestimento dell’impianto cantiere e dell’area cantiere per un’opera simile ci vogliono almeno 6 mesi. Oggi Salvini parla di 120mila unità di lavoro, appena ieri il suo Sottosegretario diceva che saranno meno di 37 mila. Salvini dice che ci sarà anche la metropolitana dello Stretto, peccato però che non mette risorse adeguate per la metropolitana fra Milano e Monza, aumenta i pedaggi sulle nostre tangenziali e non ci sono fondi per i lavoro alla variante Tremezzina (Como), sulla Statale Regina, perchè sono dirottati a Messina”.

“Insomma – continua Paolo Grimoldi – Al Nord servono infrastrutture per far girare il Pil, ma i miliardi vanno al Sud: non per reali motivi economici, ma elettorali. Proviamo anche a pensare alla situazione ad esempio a Pavia, dove ci sono 4 ponti dei quali tre chiusi e che hanno bisogno di continua manutenzione: il Ponte della Becca, quello di Bressana e di Casei Gerola, con il Ponte di Spessa, che è l’unico aperto e il fatto che Nel nostro Paese mancano 17 miliardi per far arrivare i treni ad alta velocità a Reggio Calabria”.

Il ponte a “campata unica” più lungo al mondo (3,3 chilometri), è soprattutto un progetto a lungo termine che preoccupa chi vive in un territorio particolarmente povero di infrastrutture e sismico (come tutta l’Italia, comunque), e gli abitanti, ai quali verranno effettuati gli espropri per la realizzazione del cantiere e che dovranno lasciare il loro territorio

E su questo ultimo punto, prosegue e conclude Paolo Grimoldi: “C’è anche un ulteriore aspetto, per me molto grave. Salvini, per gli “espropriati” del Ponte, ha promesso indennizzi più onerosi rispetto agli altri, senza una valutazione oggettiva. Il senso è che: se un abitante viene espropriato per realizzare ad esempio la “Pedemontana”, prende una certa cifra, mentre per lo Stretto, ne riceve una più alta, senza criteri oggettivi e definiti per determinare l’indennità dell’esproprio da parte dello Stato, per la realizzazione di opere pubbliche, come prevede il Testo Unico in materia. A questo punto, tutto gli altri “espropriati” d’Italia potrebbero fare ricorso! Non ci sono cittadini di Serie A e di Serie B, la legge è uguale per tutti. A fronte delle dichiarazioni in merito, di Salvini, credo che immediatamente, l’ANAC dovrebbe fare degli approfondimenti su che cosa intende veramente il Ministro delle Infrastrutture, perchè nessuno può decidere che gli espropriati siciliani e calabresi valgono di più di quelli del Nord… dando la possibilità, poi, di aprire contenziosi senza fine”.

 


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