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Milano è Memoria

Intitolato il salone anagrafico ai dipedenti del Comune di Milano perseguitati dal regime nazifascista. A 80 anni dalla Liberazione, il Comune di Milano onora i dipendenti che furono vittime delle persecuzioni politiche e razziali da parte del regime nazifascista.
Con una cerimonia ufficiale, nell’ambito del progetto di Milano è Memoria “Tempo di Pace e Libertà”, oggi è stata svelata la targa con cui è stato intitolato il salone anagrafico di via Larga (anche detto salone rosso) a trentuno, fra uomini e donne, che a vario titolo lavoravano per il Comune di Milano e che furono licenziati o deportati per motivi politici o razziali.

I nomi e i cognomi delle donne e degli uomini vittime delle persecuzioni del regime nazifascista sono stati portati alla luce grazie ad una ricerca condotta su circa 600 fascicoli, dal personale della Cittadella degli Archivi con il supporto del Dipartimento di Studi Storici della Università degli Studi Milano.
I risultati sono purtroppo parziali: da una parte, perché molti fascicoli sono andati perduti durante i bombardamenti della sede di via Larga fra il 1943 e il 1944, dall’altra in quanto risulta complicato individuare coloro che furono allontanati per motivi politici fra gli avventizi, a cui semplicemente non veniva rinnovato il contratto per via della scadenza, senza addurre ulteriori spiegazioni.
Inoltre, per quanto riguarda i dipendenti che in quegli anni (fra il 1938 e il 1943) risultano dimissionari, si ritiene che possano essere stati spinti a farlo per motivi politici, ma non c’è alcuna evidenza nei fascicoli.

Sulla targa compaiono i nomi di ventidue persone perseguitate per motivi razziali e di altre nove per motivi politici.
Fra loro, Luigi Vacchini (vigile urbano) e Luigi Bertacchi (accalappiatore) furono arrestati, deportati e uccisi a Mauthausen come oppositori politici.

Con questa intitolazione, l’Amministrazione comunale intende sottolineare l’attenzione che la città di Milano, Medaglia d’Oro al valor militare per il Risorgimento e per la Liberazione, tributa ai valori della libertà e dell’antifascismo, e in più onorare la memoria degli uomini e delle donne che durante il Ventennio furono vittime di persecuzioni, in quanto persone ebree o perché oppositori politici del regime.

Contestualmente alla cerimonia di svelamento della targa, è stata inaugurata nelle bacheche dell’Anagrafe la mostra “1945 – 2025. 80° della Liberazione”, che ospita una selezione di manifesti provenienti dalle collezioni conservate presso la Cittadella degli Archivi.
L’esposizione propone un percorso narrativo del processo di rinascita nazionale e di ricostruzione, della genesi di una società nuova, dopo vent’anni di dittatura, fatta di partecipazione di massa all’esercizio democratico e di pluralismo politico. Ne è un esempio il corteo che il 6 maggio 1945 celebrò la lotta partigiana per le vie di Milano; il risveglio della democrazia nella città Medaglia d’Oro della Resistenza si rivela, invece, con i manifesti del 1946, con i quali si invita la cittadinanza ad esprimersi per il referendum istituzionale su Repubblica e Monarchia. Chiude il percorso espositivo uno sguardo sulla ricostruzione della città dopo i bombardamenti del 1943 e del 1944, che viene rappresentata da alcuni edifici, come la Torre Breda, primo grattacielo italiano, il Pirellone, emblema di slancio industriale, l’edificio di corso Italia, esempio della nuova edilizia residenziale nel cuore di Milano, che si accompagna alla nuova edilizia popolare rappresentata dall’area di QT8.

Nomi iscritti sulla targa:
Giorgio Moisè Segrè, Medico dirigente Dispensari celtici – Motivi razziali
Augusto De Benedetti, Medico capo Divisione Ufficio igiene – Motivi razziali
Gino Emanuele Neppi, Medico Ufficio igiene – Motivi razziali
Arnaldo Lombroso, Inserviente – Motivi razziali
Laura Milla, Segretaria di Direzione – Motivi razziali
Alfonsina Sinigaglia, Segretaria di Direzione – Motivi razziali
Elena Pisetzky, Segretaria di Direzione – Motivi razziali
Umberto Bassan, Ingegnere Ufficio tecnico – Motivi razziali
Aldo Levi, Ingegnere Ufficio tecnico – Motivi razziali
Silvia Astrologo, Impiegata avventizia – Motivi razziali
Federico D’Angeli, Impiegato avventizio – Motivi razziali
Alfredo Ascarelli, Impiegato avventizio – Motivi razziali
Ferruccio Luzzatto, Impiegato avventizio – Motivi razziali
Gualtiero Milla, Operaio avventizio – Motivi razziali
Alessandro Bassan, Capo drappello Vigili del fuoco – Motivi razziali
Enrico Fugassa, Accalappiatore – Motivi politici
Luigi Bertacchi, Accalappiatore – Motivi politici
Luigi Vacchini, Vigile Urbano – Motivi politici
Gemma Cenzatti, Preside scuola sup. fem. “Manzoni” – Motivi politici
Mario Levi, Insegnante – Motivi razziali
Riccardo Berger, Insegnante – Motivi razziali
Lidia Bassani, Insegnante – Motivi razziali
Elsa Jacoby, Insegnante – Motivi razziali
Egle Jarach, Insegnante – Motivi razziali
Marta Bernstein Navarra, Insegnante – Motivi razziali
Irene Gabay, Insegnante – Motivi razziali
Desiderio Ursits, Insegnante – Motivi politici
Giovanni Meille, Insegnante – Motivi politici
Enrico Pavesi, Insegnante – Motivi politici
Nicola Fiore, Insegnante – Motivi politici
Pino Ponti, Insegnante – Motivi politici

Biografie (Fonte: Cittadella degli Archivi, fascicolo personale)

LUIGI VACCHINI
Luigi Vacchini, lodigiano classe 1883, inizialmente sarto come il padre Francesco, viene assunto dal Comune di Milano come vigile urbano nel 1906. Chiamato alle armi in occasione della Grande Guerra, rientra in servizio al termine del conflitto, per rimanervi fino alla deportazione nei lager nazisti per ragioni politiche. Di idee socialiste, sebbene non militasse in alcun partito, viene arrestato il 2 marzo 1944 a seguito di una “denuncia per antifascismo” effettuata dal sansepolcrista Amedeo Brochieri. Dopo qualche giorno nel carcere di San Vittore, viene dapprima trasferito al campo di Fossoli e da qui avviato al campo di concentramento “Zement” di Ebensee (sottocampo di Mauthausen). Vacchini, ormai sessantenne e cagionevole di salute, viene mandato a lavorare nella miniera del campo fino a che, presumibilmente il primo o il due di aprile, non muore sotto il peso della fatica. Luigi Vacchini, matricola 57449, lascia la moglie Ester e i due figli Angela e Francesco. Dopo quattro giorni di abbandono, il corpo viene trovato dalle autorità naziste e cremato. A lui è dedicata una pietra d’inciampo posta in piazza Cesare Beccaria, di fronte al Comando della Polizia locale.

GEMMA CENZATTI
Classe 1872, già insegnante di storia presso la Scuola Tecnica Comunale di via Santo Spirito, nel 1920 Gemma Cenzatti assume l’incarico di direttrice della Scuola superiore femminile “Alessandro Manzoni”, da cui viene allontanata 16 anni più tardi per “scarso rendimento”, formula usata a quei tempi per giustificare il licenziamento di coloro che non si conformavano alle direttive del governo fascista. Le reali motivazioni, infatti, si leggono nel verbale della Commissione Consultiva riunitasi nel settembre 1935 per esprimersi in merito alla dispensa dal servizio, in cui si identifica la professoressa Cenzatti come “elemento di opposizione o di critica alle direttive della Podesteria, indifferente alle ingiunzioni che le venivano fatte”. Critica verso la Riforma Gentile del 1923, non iscritta al PNF, “si è volutamente mantenuta estranea all’orientamento politico-fascista. E si meraviglia che questa Signora non abbia sentito […] il dovere di cedere ad altri funzioni inadeguate alla sua forma spirituale”. Tra le contestazioni che le vengono mosse anche la scarsa cura della biblioteca scolastica, dove “vi era un sol libro di Mussolini”. Il 10 agosto 1945 Gemma Cenzatti scrive ad Antonio Greppi, appena nominato sindaco di Milano dal CLN, chiedendo la reintegrazione nel posto di lavoro: non potendo rientrare per limiti di età, le viene assegnato un incarico di consulenza presso la stessa scuola, e le vengono riconosciuti, ai fini pensionistici, anche gli anni in cui fu collocata ingiustamente a riposo.

LUIGI BERTACCHI
Luigi Bertacchi nasce a Milano il 4 febbraio 1901, figlio Domenico e di Antonia Clerici.
Nel 1925 viene assunto presso l’Ufficio Igiene e Sanità del Comune di Milano come accalappiatore. Dapprima avventizio, passa in pianta stabile nel 1939. Lavoratore “onesto, zelante, puntuale e di buona condotta”, il 30 dicembre 1943 non si presenta in servizio, né fornisce giustificazione alcuna. La sera prima era stato arrestato dalle autorità tedesche, in quanto oppositore politico: Luigi Bertacchi era un partigiano, membro della 113° Brigata Garibaldi. Deportato nel campo di concentramento di Mauthausen, muore l’8 maggio 1944. La moglie, Piera Budelli, verrà a conoscenza del tragico epilogo soltanto un mese dopo.

ALESSANDRO BASSAN
Milanese, classe 1887, Alessandro Bassan entra in servizio il 16 gennaio 1906 presso il corpo dei Civici Pompieri di Milano, dove svolge una lunga e onorata carriera fino a raggiungere il grado di maresciallo e capo drappello. Dopo 34 anni di servizio, nel 1940 viene tragicamente colpito dalle leggi razziali fasciste: il 6 febbraio, su sollecitazione del Ministero dell’Interno e con decreto della Regia Prefettura di Milano, viene dispensato dal servizio poiché appartenente alla “razza ebraica”, in virtù del RDL 17 novembre 1938 n. 1728. Solo l’Amministrazione Greppi gli riconoscerà il collocamento a riposo per sopraggiunti limiti di età a partire dal maggio 1943. Muore a Broni, Pavia, il 15 ottobre 1958.

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