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“Sistematicamente violato il principio del consenso informato”

Elettricisti di nuovo alla carica: chi vuole rilanciare l’elettroshock in Italia?
Molti italiani credono che l’elettroshock sia obsoleto e non più praticato, ma ci sono alcuni reparti psichiatrici in cui gli elettricisti sono tuttora all’opera (Pisa, Bologna, Verona, Bolzano, Sassari, Brescia e Milano) e c’è perfino un’associazione (AITEC, Associazione Italiana per la Terapia Elettroconvulsivante) dedita alla sua promozione. Recentemente, la giornalista investigativa Ludovica Jona ha documentato l’acquisto di dispositivi per TEC in una ASL romana con fondi destinati a superare la contenzione meccanica in psichiatria (la pratica di legare pazienti) e avviare percorsi di inclusione sociale. (1)
La TEC (Terapia Elettroconvulsivante, meglio nota come elettroshock) è una procedura psichiatrica utilizzata per trattare depressione e altri disturbi mentali. Gli psichiatri, per motivi che loro stessi non hanno mai spiegato, hanno l’idea che le convulsioni abbiano un effetto terapeutico. Abbandonato il metodo dello shock insulinico, in voga negli anni ’30, gli psichiatri oggi inducono queste convulsioni facendo passare fino a 460 Volt di elettricità (il doppio di quella delle normali prese elettriche) attraverso il cervello.
Secondo uno studio recente, fino a 1 persona su 15 sottoposte a elettroshock va incontro a problemi cardiaci potenzialmente letali, e gli eventi cardiaci sono una delle principali cause di morte correlate alla TEC. John Read, Professore di Psicologia presso l’University College di Londra, ha criticato gli studi esistenti sull’elettroshock. In particolare, ha citato una revisione del 2019 che traviserebbe i dati, affermando la sicurezza della TEC. In realtà, gli eventi cardiaci sono la principale causa di morte per le persone sottoposte a elettroshock.[2]
Queste informazioni cruciali dovrebbero essere comunicate in modo trasparente ai pazienti a cui si propone la TEC, compresi i rischi di danni cerebrali permanenti e perdita di memoria. Secondo il Prof. Read, “il principio etico del consenso informato viene sistematicamente violato dagli psichiatri che praticano la TEC”. Un esempio ce lo fornisce un articolo apparso su una rivista non specializzata per promuovere la TEC, in cui se ne glorifica ‘l’effetto riparativo’; la ‘rigenerazione cellulare’ e (nientedimeno) la rigenerazione di neuroni! (3)
Un vero modulo di consenso “informato” dovrebbe spiegare che le cellule cerebrali normalmente funzionano con meno di mezzo volt e una frazione di milliampere, mentre nella TEC viene applicata una tensione fino a 460 volt (quasi mille volte superiore), producendo un flusso di corrente fino a 900 milliampere (oltre mille volte superiore). Dovrebbe anche spiegare che la stessa Associazione Psichiatrica Americana ha riconosciuto la possibilità di danni permanenti al cervello, e che la ditta Somatics, produttrice di dispositivi per elettroshock, include “danni cerebrali permanenti” all’elenco di rischi.
Secondo il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani, un’organizzazione di volontariato di vigilanza e denuncia nel campo della salute mentale, l’elettroshock dovrebbe essere bandito.
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