Si è svolta ieri nella sede dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti, a Milano, la presentazione del libro “Porte Chiuse”, di Giovanna Tatò, (Giornalista, figlia di Tonino Tatò, amico e collaboratore di Enrico Berlinguer, il Segretario del Pci, che proprio oggi, nel 1984, accusava il malore durante il comizio che lo portò poi alla morte l’11 giugno, davanti a un Paese attonito, incredulo e profondamente commosso…)
Ho accettato con emozione l’invito di Giovanna, a partecipare al tavolo del dialogo, tra l’altro svolto insieme al Direttore Ferruccio De Bortoli (Presidente Fondazione Corriere della Sera), per amicizia, perché la mia passione per il giornalismo è nata a L’Unità e come giovane militante al tempo della Segreteria del PCI, di Enrico Berlinguer e quindi con il ricordo vivissimo di Tonino Tatò, e perché in modi diversi condividiamo la passione per la Memoria Storica e l’impegno nel proseguimento della testimonianza di un recente passato che mette al centro grandi esempi di esperienze umane, artistiche, politiche, sindacali e dell’Informazione, che dovrebbero essere ricordate di più.
Il talk è stato moderato da Massimo Alberizzi (Direttore Africa News), per una riflessione sul racconto di una storia personale, familiare, quella di Giovanna, che però è un misto di memoria collettiva e consapevolezza dei tempi che cambiano o che si trasformano, in merito alla cultura al femminile e al contesto sociale
Il libro, è una “lettera aperta” di Giovanna ai suoi genitori: Tonino Tatò, (oltre a tutto il resto, anche un uomo affascinante, ha partecipato anche alle riprese di un film con Amedeo Nazzari), “conosciuto solo per metà, come “braccio destro di Berlinguer”, che invece dovrebbe essere ricordato per aver dato un grande contributo per le scelte del Segretario Berlinguer, nella CGIL e nell’Informazione degli anni 70/80; e Erminia Romano, donna eccezionale, partigiana, Direttore d’Orchestra in un mondo che non accettava minimamente questo ruolo, avvolta nel silenzio sulla sua professionalità, subito dopo la sua scomparsa.
Il mio contributo è stato una riflessione sulla “resistenza e resilienza delle donne”, proseguendo la riflessione con Giovanna, fatta in precedenza con interviste reciproche realizzate sul film: “La grande Ambizione”, dove la figura di suo papà è presente ma sempre in secondo piano rispetto a Berlinguer e sul ruolo delle donne nell’Informazione attuale.
Nella location prestigiosa dell’AGL, (nella sala dove troviamo la foto del Presidente Walter Tobagi, assassinato in un attentato terroristico nel 1980), abbiamo voluto ascoltare il racconto di una storia che non è del passato, è di “Memoria”, che unisce il personale al collettivo, con il legame privato di due persone che si sono amate tantissimo, che ci lasciano grandi insegnamenti a tutto tondo, attraverso le parole di Giovanna, che ha sentito l’esigenza di proporla al mondo e all’attualità dei nostri giorni, per non dimenticare…
Quando ci siamo sentite la prima volta, con Giovanna è nato subito un feeling che parte dalla condivisione del racconto personale e politico, sulle figure in primis di Antonio Tatò, nei ricordi miei e della mia famiglia come figura di grande sindacalista e giornalista, e che rappresenta un punto focale di riferimento per la sua attività complessiva, fianco a fianco ad Enrico Berlinguer e dei Partigiani Giovanni Pesce e Nori Brambilla Pesce, con il quale ho condiviso tanti anni di collaborazione e impegno sul racconto della Resistenza.
L’unione delle vite private delle persone e il messaggio collettivo delle loro esperienze, fanno parte di noi.
Le Storie che uniscono il personale al collettivo, che affrontano le grandi questioni del passato con uno sguardo al presente, le troviamo all’interno di PORTE CHIUSE, che offre una prospettiva unica e stimolante.
Le storie dei genitori di Giovanna ci rimandano a tanti temi, quello in primis della libertà, della determinazione al femminile, con lo scenario del periodo storico che tanto ha sconvolto il nostro Paese e che ha cominciato, però, a riscattare le donne.
Mamma Erminia, è un esempio, (tra l’altro anche il simbolo del fiore della mimosa, che utilizzo per le mie iniziative di solidarietà per le donne da decenni, mi lega al racconto della sua vita, perché vincitrice del premio omonimo istituito dall’UDI (Unione Donne Italiane)… rappresenta un misto di consapevolezza del cambiamento personale, di determinazione femminile e la voglia di portare un nuovo linguaggio a tutte le altre donne: progetto mai scontato.
In questo momento storico vediamo, nella resistenza e nella resilienza delle donne, un percorso tragico nel quale i diritti delle donne sono messi in discussione dopo tanti sacrifici nel corso dei secoli.
La presentazione di ieri è stata un toccasana per me, perché mi riporta alle prime esperienze di reporter sul campo, con la conoscenza e la condivisione per tanti anni delle storie dei partigiani Giovanni Pesce e Nori Brambilla , con i quali ho collaborato partendo proprio da un’intervista e poi viaggiando insieme a loro, nelle scuole, in territorio italiano e di Sagna, per raccontare le loro esperienze legate alla Guerra civile di Spagna, alla Resistenza e all’attualità, con l’impegno di proseguire nel racconto alle nuove generazioni.
Ed è proprio questo che mi lega tantissimo a Giovanna Tatò, la voglia di mantenere la Memoria di donne e uomini che dalle loro esperienze personali, hanno poi portato l’esempio a tutti noi, figli e nipoti, per proseguire il cammino di testimonianza, per non dimenticare.
Ho chiesto a Giovanna da dove ripartire, per poter consegnare alle ragazze, l’esempio di sua mamma, che ha voluto a tutti costi difendere il titolo di primo Direttore d’Orchestra donna, cosa che, in maniera assurda, ci tocca ora ribadire al contrario, perché una donna “Direttrice d’orchestra”, nel 2025, vuole farsi chiamare “Direttore”, quasi a voler dire, faccio questo lavoro ma è un lavoro da maschi, e detto al maschile è più autorevole, abbassando il livello della sua stessa importanza professionale.
Le donne che hanno lottato per i diritti personali hanno messo in conto che la conquista ricade poi su tutte le donne e non il contrario.
Quello di ieri, è stato un dialogo ricco di spunti e particolari curiosi ma reali, con il prestigioso supporto di Ferruccio De Bortoli e le sue riflessioni sulla Politica anni ’70/80, i referendum sul divorzio, sull’aborto e il rapporto del PCI con gli altri partiti, Aldo Moro, la sinistra extraparlamentare…
PORTE CHIUSE – Lettera ai genitori Erminia Romano e Tonino Tatò, scritto in occasione del centenario della nascita di entrambi, novembre 2021, e pubblicato dall’editore Maurizio Vetri, ve lo consiglio, perché è un acconto fluido, ricco di spunti e di approfondimenti storici e sociologici.
Nel libro rileggiamo un periodo intenso vissuto dai suoi genitori, in cui due vite professionali così diverse, musica classica e politica, si sono prima intrecciate strettamente e poi divise; troviamo i racconti della loro storia, a partire da uno straordinario amore clandestino nato durante il periodo di lotta clandestina al fascismo (Tonino Tatò aveva 19 anni, lei partigiana), il vero rapporto tra Enrico Berlinguer e Tonino Tatò, la vita nel sindacato dopo la fine della guerra e poi il PCI…
L’incontro di ieri, dove ci siamo anche scambiate i nostri reciproci libri (il mio: Il Made in Italy delle donne – La canzone di Marinella, dove raccolgo interviste a donne eccezionali in ogni ambito), è stato un alto momento di qualità politica e storica, al quale, secondo me, dovrebbero unirsi tanti giovani, per ricordare figure emblematiche della nostra Storia, che non dovrebbero mai essere dimenticate…
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